Riforma lavoro (modifiche in corso)

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Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda PaolinoInfy » 21 mar 2012, 16:57

Eccoci:

Articolo 18. Sul nodo dell'articolo 18, il governo propone di lasciare il reintegro per i soli licenziamenti discriminatori, che si estende però a tutte le imprese, anche quelle sotto i 15 dipendenti, attualmente escluse salvo che per i licenziamenti discriminatori. Sui quelli disciplinari, la proposta del ministro Fornero alle parti sociali è che sia previsto il rinvio al giudice che deciderà il reintegro "nei casi gravi" o l'indennità con massimo 27 mensilità, tenendo conto dell'anzianità. Per i licenziamenti economici è previsto solo l'indennizzo, che va da un minimo di 15 mensilità a un massimo di 27, facendo riferimento all'ultima retribuzione.

L'assicurazione sociale per l'impiego. L'Aspi sostituirà l'odierno sussidio di disoccupazione. Sarà versata per 12 mesi (a regime 18 per gli over 55) e con importi lordi massimi - per il primo semestre, poi destinati a ridursi del 15% ogni sei mesi - di 1.119 euro al mese. Il suo arrivo graduale (si comincia dall'anno prossimo) abolirà la mobilità. "Ci diranno - ha detto la Fornero - che riduciamo le tutele: è vero se pensiamo che l'Aspi durerà un anno, ma noi vogliamo portare l'Aspi a una platea di 12 milioni".

Vincoli sui contratti a termine. Il contratto di lavoro a tempo indeterminato "diventa quello che domina sugli altri per ragioni di produttività e di legame tra lavoratori e imprese", spiega Fornero. Vincoli "stringenti ed efficaci" saranno posti sui contratti intermittenti e su quelli a progetto, rassicura ancora il ministro. Sarà prevista una maggiorazione dell'1,4% sui contratti a termine, ma in caso di assunzione definitiva parte di questo costo sarà restituito all'azienda. Inoltre dopo 36 mesi di contratti a tempo determinato scatterà l'assunzione a tempo indeterminato.

Spazio ai contratti di apprendistato. Il governo punta poi a rafforzare il contratto di apprendistato come contratto principale di ingresso nel mercato del lavoro. Fornero aggiunge che bisogna investire nella formazione e non usare l'apprendistato come flessibilità. Sarà "un apprendistato serio che forma il lavoratore, non un para-apprendistato interpretato solo come una modalità per avere un'entrata flessibile". Nel caso in cui il lavoratore non fosse poi confermato "vogliamo - continua la Fornero - che quel periodo gli valga qualcosa. Si potrebbe pensare a una certificazione delle competenze professionali che ha acquisito, in modo che se non è confermato possa spenderle altrove".

"Contrasto secco alle finte partite Iva". Via libera alla lotta contro i contratti dipendenti 'mascherati' da partite Iva. "Le associazioni datoriali hanno accettato - ha detto la Fornero - che il contrasto sarà secco e severo".

Ammortizzatori a regime dal 2017. Per quel che riguarda i nuovi ammortizzatori sociali, il ministro Fornero dice alle parti sociali che partiranno dal 2017, dunque, sarà ancora in transizione nel 2016. Durante la trattativa, il governo aveva fatto riferimento al 2015 come anno per l'entrata a regime dei nuovi ammortizzatori.

Basta stage gratuiti dopo i dottorati.Non sarà più permesso alle aziende fare stage gratuiti per i giovani al termine di un ciclo formativo, "ad esempio dopo il dottorato". E' ancora da chiarire che forma avrà il lavoro in questi casi, ma sicuramente sarà prevista una retribuzione: "Se vai in un'azienda a lavorare non lo
fai gratis. Magari hai una collaborazione o un contratto a tempo determinato, ma il lavoro lo devi pagare".

Stop alle dimissioni in bianco. Una misura - prevista nel capitolo sulla maggiore inclusione delle donne nel mercato del lavoro, ma ovviamente varrà anche per gli uomini - dovrebbe bloccare questo fenomeno "nel solco delle norme già esistenti".

Altri interventi da prevedere. La riforma prevede anche delle fasi successive relative alla riduzione della durata dei processi del lavoro e le strutture per l'inserimento nell'impiego, che dovranno essere decise d'accordo con la Regioni.
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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda doomboy » 21 mar 2012, 17:47

Posto anche qui le mie riflessioni:

Il problema dei contratti di lavoro a tempo indeterminato è che in Italia non esiste il concetto banale dell'etica professionale e perciò diventa un incularsi a vicenda: Il datore di lavoro cerca di tenerti sotto la forca in modo che se non rendi sempre e constantemente il 120% ti minaccia di licenziarti o passa addirittura ai fatti. Per reazione il lavoratore cerca sempre di tenere il livello di produttività al 50% in modo che se mai dovessero chiedergli "uno sforzo in più" potrà salire ancora fino al 100% prima di sentirsi saturo. In entrambi i casi manca l'onestà di fondo.

Ciò che non mi fa propendere dalla parte dell'imprenditore, pur cercando di vedere la cosa da una posizione oggettiva, è la considerazione che in teoria il cosìdetto rischio d'impresa dovrebbe essere a carico dell'imprenditore (cazzi suoi se i costi sono superiori ai guadagni, evidentemente non è abbastanza bravo a guadagnare, il problema non sono le risorse umane). In pratica invece si cerca di socializzare le perdite, licenziando i lavoratori all'occorrenza per ridurre i costi, salvo poi privatizzare gli utili staccando dividendi a fine anno. A farlo così, persino io sarei un imprenditore. Se le cose vanno bene, prendo soldi, se le cose vanno male prendo soldi e spalmo il peso della crisi sul lavoratore. Tanto se ho 3 dipendenti e ne mando via uno, risparmio 1/3 di RAL totale (che non è poco), ridistribuisco il lavoro sulle dure risorse restanti per in cambio due spiccioli di straordinario (magari in nero) e ci ho guadagnato due volte.

Se si cambia l'articolo 18, questo scenario diventerà la piena normalità. Il sindacato non conterà più nulla (parlo del Sindacato, non dei furbetti che siedono agli stessi tavoli degli industriali nei ristoranti) e non saremo più lavoratori, ma veri e propri schiavi costretti ad accettare sempre il diktat dell'imprenditore, o altrimenti saremo un peso per la società che non ha i mezzi per sostentare l'attuale tasso di disoccupazione, figuriamoci quello che si profila all'orizzonte.

Cazzo, Marchionne si lamenta che Fiat non vende abbastanza. Ma si chiede chi è il cliente tipo di Fiat? Una Punto o una Bravo se la comprano i padri di famiglia, non i ricchi. Se i padri di famiglia sono sul lastrico per colpa degli sciacalli come lui, queste cazzo di macchine chi se le deve comprare??? Aumentasse gli stipendi e i posti di lavoro e magicamente venderebbe più macchine. Non serve Mario Monti a capirlo.
Questo concetto lo applica sia il piccolo studio che la grande corporazione, del resto altro non è che il sunto del "modello Marchionne". E vieni a dirmi che non è vero.
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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda PaolinoInfy » 21 mar 2012, 18:14

Occorre premettere questo:
In generale il datore di lavoro sfrutta il lavoratore, tanto più che nemmemo lo considera tale dato che, spesso, gli fà aprire la P.iva.

Quindi sono pienamente d'accordo su tutto ma non sull'estensione dell'art.18 a tutte le imprese.

Pensa al negozio con due commesse, per esempio (e di questi tempi i negozi di abbigliamento sai quanto vendono?)
Allora, io tocco con mano la crisi di aziende artigiane che sono messe peggio dei dipendenti poichè "dipendono" dalle medie e grandi aziende e ti posso assicurare che non sono queste piccole a fare i prezzi ma l'azienda media che dice loro: questo prodotto te lo pago 7 centesimi: o così o perdi la commessa.

In tempo di grandi guadagni, personalmente l'art.18 non influenza molto il capitale e il rischio: semplimente lo danneggia ma l'impresario continua.

Attualmente, con le pezze al chiurlo, sono entrambi i fattori di produzione e costringere a tenere alle dipendenze del personale quando l'economia non tira, mi sembra buffo e tragico nello stesso tempo.

Io mi posso permettere di fare certe affermazioni perchè il nostro studio non ha mandato a casa nessuno nonostante il volume d'affari diminuisca e gli insoluti aumentano.

E' inoltre molto importante la percezione della realtà che uno osserva: la pianura padana è cosparsa di stabilimenti abbandonati e solo 15 anni fà era un viavai di TIR e commesse.

Di imprenditori avidi e imbecilli ce ne sono assai ma chiediti, ora, se tu decidessi di aprire un ristorantino sapendo che i camerieri che assumi li terrai per tutta la vita, ripeto chiediti che voglia ti può venire di investire del capitale e assumere.
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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda doomboy » 21 mar 2012, 20:31

Paolì però domandiamoci prima di tutto perché oggi il negozio d'abbigliamento non vende e dopo pensiamo al resto.

Perché non vende? Forse perché un capo d'abbigliamento del valore in produzione di 2 o 3 € a cartellino costa 90€? Forse perché in saldo arriva a costare 45€ ed è ancora molto più di quanto una famiglia si possa permettere?

Perché a pagare lo scotto di questo dev'essere una delle commesse, per dire? Che colpa ne ha?

Paolo io nel mio lavoro indosso ahimè 3 cappelli contemporanei e tra questi c'è quello del "buyer" e quindi ho una discreta coscienza di quanto costano tanti prodotti di cui molti conoscono solo il prezzo di cartellino, nelle varie fasi della filiera, in molti casi dall'uscita della fabbrica in poi. E ti dico che è da questo che si deve partire.

Specie quando i meccanismi non sono bidirezionali. Per fare un esempio: La OMSA trarrà molto risparmio dallo spostare la sua produzione nell'est dell'Europa, pensi che questo influenzerà in qualche modo il prezzo finale del loro prodotto? Ovviamente no. Oggi o l'imprenditoria accetta che l'unica via di scampo è rinunciare ad una fetta della torta per guadagnare di meno, o non ne usciamo.

Se il punto focale resta che pagano sempre e solo i dipendenti, siamo prossimi alla fine della Grecia.
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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda Robbi » 22 mar 2012, 9:53

Come al solito la verità sta più o meno nel mezzo.

E' vero che l'art. 18 è ed è stato una norma di civiltà, ma è anche vero che per hanni "ha protetto" una marea di fancazzisti. In diritto I licenziamenti in Italia sono praticamente tutti illeggitimi e dimostrare la giusta causa mica è una roba facile, quindi anche dell'art. 18 si è fatto scempio. Il ragionamento del Paoletto mi trova quindi ben concorde.

Mi è parso di capire che comunque la riforma NON riguarda i dipendenti pubblici quindi dove ci sarebbe maggior bisogno di passare la ranza. :rolleyes:

Qui ci si deve mettere in testa che non cè più tempo e spazio per vivere come questo paese ha vissuto negli ultimi 40/50 anni, ovvero ben al di sopra delle proprie possibilità, imprenditori compresi.

Come ci sono quelli che guadagnano non dico 100 volte il prezzo del cartellino come dice il porcello, ma con margini assurdi, ci sono anche quelli che si indebitano, vendono tutto, anche la priopria dignità pur di non lasciare in mezzo alla strada le famiglie dei loro lavoratori, qualche servizio da fonti come Santoro e compagnia bella è stato fatto in questo senso, quindi...

Quindi cristo svegliamoci che gli arabi per un verso e i cinesi con i soldi sono qui a comprarci!

vecio ipse dixit :o

:bebe:

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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda Robbi » 22 mar 2012, 10:00

PaolinoInfy ha scritto: il nostro studio non ha mandato a casa nessuno nonostante il volume d'affari diminuisca e gli insoluti aumentano.


Serve un recupero crediti?? :ammicca:
Giudiziale o quell'altro? :mafia:


e costringere a tenere alle dipendenze del personale quando non tira


Eh! se non tira.. lasciale stare le dipendenti.. ostia! veccio sei e questo non è motivo di giusta causa :dottorino:

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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda PaolinoInfy » 22 mar 2012, 10:17

Eh se non tira non tira :fiufiu: no cmq hanno detto che per le piccole aziende rimane come prima nel senso che le mensilità saranno da 2 a 6.

Anche perchè non sono in molti ad avere 50 mila euro da dare al dipendente quando le cose non vanno bene(motivazione economica)...fiuuu

Per il resto sono d'accordo salvo il diritto di far fattura al committente quando entrambi sono d'accordo.

Per es. io sono un edile e faccio fattura, per il mio lavoro, all'appaltatore A..se passano sei mesi c'è la presunzione assoluta che io sia un dipendente di A.
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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda PaolinoInfy » 22 mar 2012, 10:25

doomboy ha scritto:


Specie quando i meccanismi non sono bidirezionali. Per fare un esempio: La OMSA trarrà molto risparmio dallo spostare la sua produzione nell'est dell'Europa, pensi che questo influenzerà in qualche modo il prezzo finale del loro prodotto? Ovviamente no. Oggi o l'imprenditoria accetta che l'unica via di scampo è rinunciare ad una fetta della torta per guadagnare di meno, o non ne usciamo.



Quello della OMSA mi fa incazzare perchè qua cmq stava guadagnando e i dipendenti erano quasi tutte donne derivanti da una sola zona geografica.
Se solo avesse avuto un briciolo di etica imprenditoriale, sarebbe rimasto qua.
Certamente in Croazia il lavoro costa meno ma si poteva trovare un accordo contrattuale qua con le ex dipendenti!
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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda doomboy » 22 mar 2012, 10:27

Robbi però sul bilancio sociale pesa di più l'imprenditore di sani principi che ha la fabbrichetta da 10 operai che stanta a sopravvivere, o la FIAT?

Questo per dire che è verissimo che la feccia è diffusa tra i lavoratori come tra gli imprenditori, però le proporzioni dell'effetto sono squilibrate. Per esempio, se la riforma del lavoro andrà in porto così com'è, secondo me un'azienda come la FIAT sarà d'ora in poi in grado di concentrare la produzione su uno/due trimestri all'anno, facendo lavorare oltre modo gli operai (chiedendo turni straordinari e riducendo gli effettivi) per poi sbandierare la crisi e mettere la forza lavoro in cassa integrazione a nostre spese per gli altri due trimestri.

Così facendo concentrano la produzione per poi spalmare le vendite, abbatteranno di molto i costi, staccheranno le cedolari secche ai manager e lo stato sociale paga i sei mesi di stabilimenti fermi.

Mi pare che proprio non ci siamo. A quel punto erano meno speculativi gli incentivi statali.
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Re: Riforma lavoro (modifiche in corso)

Messaggioda doomboy » 22 mar 2012, 10:28

PaolinoInfy ha scritto:

Quello della OMSA mi fa incazzare perchè qua cmq stava guadagnando e i dipendenti erano quasi tutte donne derivanti da una sola zona geografica.
Se solo avesse avuto un briciolo di etica imprenditoriale, sarebbe rimasto qua.
Certamente in Croazia il lavoro costa meno ma si poteva trovare un accordo contrattuale qua con le ex dipendenti!


Esatto Paolo, a dimostrazione che in Italia il vittimismo degli industriali/imprenditori è puramente strumentale.
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