La copertura ADSL in Italia più disastrosa di quanto ...

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La copertura ADSL in Italia più disastrosa di quanto ...

Messaggioda mondowin » 11 mag 2009, 14:44

Lo afferma in una relazione particolareggiata Francesco Caio, il super consulente incaricato dal Governo di studiare il problema del digital divide che affligge in maniera ancora evidente il nostro paese.

La cosa agghiacciante è che, malgrado non sia un segreto che la copertura dei servizi Internet ad alta velocità sia “a macchia di Leopardo” in tutto lo stivale e sicuramente disastrosa al sud Italia, a quanto afferma Caio, i dati sulla copertura broadband sarebbero sovrastimati.

Insomma, come dire che la situazione è peggiore di come sembra.

Il rapporto del consulente non è ancora ufficiale, ma nel numero di Panorama in edicola questa settimana sarà possibile leggerne alcuni stralci, che disegnano uno scenario desolante: In pratica viene evidenziata la differenza sostanziale tra la reale connettività broadband e la banda larga di “terza qualità”. Caio spiega: “Se calcolata sulla base della popolazione telefonica allacciata a centrali abilitate alla banda larga, la copertura del servizio risulta superiore al 95 per cento”, sarebbe perfetto se non si tenesse conto che in molte zone d’Italia quello che il marketing degli operatori (Telecom Italia Wholesale in testa) vende come banda larga è un servizio mediocre da meno di un 1 Megabit/sec. Ovvero le famose “Adsl “anti digital divide” da 640K. Decisamente anacronistiche per un paese evoluto tecnologicamente come vorrebbe essere l’Italia.
“Eliminando le zone dove la copertura non è disponibile per problematiche tecniche o dove il servizio è solo marginale (banda minima inferiore a 1 Mb), la popolazione afflitta da digital divide sale al 12 per cento, insomma come dire 7,5 milioni di cittadini“ dice ancora Caio.

Cosa propone quindi il consulente per porre rimedio al problema? Tre strategie: Prima di tutto, scorporare la rete dai servizi Telecom Italia, con un intervento diretto da parte dello Stato, che dovrebbe investire più di 1 miliardo di Euro per potenziare le odierne infrastrutture.
Passo successivo sarebbe lo sviluppo di una nuova rete dati in fibra ottica, da realizzare in un vero regime di competizione, e non “con calma e parsimonia” come oggi stanno facendo Telecom Italia e Fastweb, uniche aziende ad investire, seppur molto cautamente, in tali tecnologie. Ciò garantirebbe un livello di prestazioni superiore alle reti basate su doppino in rame, che si saturano più facilmente, si degradano prima e sono in generale obsolete.
Infine, secondo uno studio di Alcatel-Lucent citato nel rapporto di Caio, occorrerebbe investire 10,4 miliardi di euro così ripartiti: 2,2 per dotare di fibra i 5,5 milioni di cittadini che vivono nelle aree urbane, 7,2 per i 14,3 milioni che vivono in aree suburbane e 1 miliardo per chi vive in aree rurali.

Con queste cifre in ballo c’è da domandarsi se tutti i diretti interessati non preferiranno semplicemente fare “orecchie da mercante” come sempre è successo fino ad oggi, piuttosto che cambiare uno scenario che fa del nostro amato paese il “terzo mondo informatico”.
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